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lunedì 30 maggio 2016

Note olfattiva oli essenziali -aromaterapia sottile-


Estratto dal sito www.fiorigialli.it, vi propongo una bella spiegazione di quelle che vengono definite le note olfattive degli oli essenziali. Conoscerle significa riuscire ad usare le essenze in aromaterapia sottile e riuscire ad avere l'effetto desiderato a livello psichico.
Per riuscire a comprendere meglio l'argomento, immaginiamo un albero, così sarà più facile memorizzare.
Buona lettura!
Ka

"Nella cosiddetta aromaterapia sottile gli oli essenziali non vengono assunti per bocca, poiché l’aroma è inteso come frequenza o informazione vibrazionale, e il lavoro del terapeuta agisce non sul corpo fisico ma sul campo energetico umano. Oltre ad aromaterapia sottile, si parla poi di psicoaromaterapia, in quanto i profumi producono effetti anche sulla psiche. Ciò che conta non è il fatto di introdurre nell’organismo molecole estratte dalle piante come quelle contenute negli oli essenziali, seguendo quindi una visione materialistica e allopatica: si cerca piuttosto di sfruttare l’informazione sottile che l’olio stesso contiene, così da pervenire a un riequilibrio energetico del soggetto in modo simile a quanto si fa con i rimedi floreali e con i cristalli.

La sigla che identifica un Olio Essenziale è “O.E.”: l’essenza è un derivato di un’unica pianta, unico genere e specie. Non si può ottenere un O.E. distillando varietà diverse di piante e miscelando insieme il risultato delle varie distillazioni: l’olio che porta quel nome specifico (ad esempio Pimpinella anisum O.E., oppure Citrus aurantium flos O.E.) dovrà essere ricavato sempre dallo stesso genere e dalla stessa specie di pianta, senza mescolanze di sorta. La pianta produce O.E. dappertutto: nella radice, nel fusto, nelle foglie, nei fiori e nei frutti. Certe piante in particolare concentrano gli O.E. in qualche zona, come nei fiori, o nelle foglie. Più la pianta sta esposta al sole, più produce O.E.: quindi, in Italia e nei Paesi della costa africana come il Marocco troviamo molte piante spontanee produttrici di oli essenziali. .

La pianta produce O.E. come sostanza difensiva contro parassiti, insetti, muffe e via dicendo. L’essenza serve inoltre alla pianta come cicatrizzante nei casi in cui venga intaccato il suo fusto: quindi l’O.E. ha anche una funzione rigenerativa. In seconda istanza, l’O.E. svolge azione di aiuto alla riproduzione della pianta, poiché l’aroma attira gli insetti per l’impollinazione. Infine, il terzo scopo per il quale la pianta produce l’essenza è da rintracciare nella comunicazione: le piante comunicano tra di loro attraverso la diffusione degli oli essenziali. .

Gli O.E. sono particolarmente compatibili con il sistema ormonale umano. L’uomo usa gli O.E. in maniera analoga alle piante: a scopo difensivo (antibatterico e antivirale) e rigenerativo, nonché per amplificare l’attrazione, la comunicazione e gli stimoli sessuali.

Gli oli essenziali vengono suddivisi in tre categorie:
1. OLI DI BASE, quelli ricavati dalla corteccia e dalla radice, i più antichi, conosciuti dalla Tradizione e segnalati da un simbolo alchemico: □ → BASE. Tale simbolo si ritrova a volte in libri antichi. La nota di base è molto bassa, lenta: ciò significa che l’essenza ha una carica vibrazionale bassa ed evapora lentamente. Tra gli oli di base abbiamo ad esempio Sandalo, Patchouli, Vetiver.

2. OLI DI CUORE, mano a mano che dal fusto si va su verso i fiori: ○ → CUORE. Sono oli ricavati dalle parti aeree della pianta, come fiori e petali (un esempio può essere l’O.E. di Rosa): possiedono una vibrazione intermedia ed evaporano con tempi intermedi.

3. OLI DI TESTA, ricavati dagli agrumi e dalle bucce dei frutti: r → TESTA. Evaporano molto rapidamente, sono caratterizzati da una frequenza rapida, dinamica.

BASE: l’olio può durare fino a 24 ore se è di buona qualità;
CUORE: può durare circa 4 ore;
TESTA: può durare circa 2 ore.
Le essenze di base radicano le energie a terra:
Le essenze di cuore equilibrano le energie:
Le essenze di testa spingono le energie verso l’alto, verso i piani sottili: ­

Gli O.E. di testa si conservano pochi mesi se vengono aperti e usati spesso: tendono a evaporare e a ossidarsi per contatto con l’aria, quindi anche la quantità rimasta in boccetta dopo alcuni mesi potrebbe essere da buttare.

Gli O.E. possono essere estratti solo nei modi seguenti, secondo quanto stabilito dalla Farmacopea Francese del 1972:
DISTILLAZIONE IN CORRENTE DI VAPORE;
´ PRESSIONE A FREDDO;
ENFLEURAGE, sistema che oggi non si usa più in quanto avrebbe costi proibitivi, ma nel 1972 era ancora contemplato;
ESTRAZIONE A BASE ALCOLICA, ad esempio le Absolue francesi.

Per quanto riguarda la qualità degli oli essenziali e l’affidabilità della ditta produttrice, ecco alcuni suggerimenti: la dizione “olio naturale” in etichetta non significa nulla, per avere un’alta qualità ci deve essere scritto “O.E. puro al 100%”; inoltre l’etichetta deve riportare l’indicazione del procedimento attraverso il quale l’O.E. è stato ottenuto.
Il buon produttore, infine, dovrebbe anche segnalare da quale Paese proviene la pianta da cui si ricava l’olio in questione. Le piante da cui si ricavano O.E. e rimedi floreali come quelli di Bach dovrebbero essere, preferibilmente, spontanee e non coltivate.
Gli oli prodotti sinteticamente, con procedimenti di laboratorio, sono inefficaci a livello terapeutico: pertanto, se ne sconsiglia sempre l’uso.

Un O.E., per essere ben conservato, deve stare a una temperatura compresa tra 0° e 35°. Meglio sarebbe non riporlo in frigorifero, in quanto il frigorifero non è adatto alla conservazione di sostanze che agiscono a livello sottile: tale apparecchio trasmette infatti informazioni energetiche squilibrate a tutto ciò che viene messo al suo interno.

Un olio essenziale naturale presenta variazioni all’olfatto: ad esempio, all’inizio può sembrare amaro, poi riannusandolo sembra diverso, si notano variazioni di flusso, l’aroma cambia; al contrario, un olio essenziale di sintesi ha un aroma costante, lo si annusa e lo si riannusa ed è sempre lo stesso, non evapora, si conserva a tempo indeterminato. Queste indicazioni servono dunque a distinguere se un olio è naturale oppure ricavato chimicamente.
Mettendo alcune gocce di un O.E. sulle mani e strofinandole, se le mani rimangono untuose anche dopo qualche minuto significa che l’olio non evapora: quindi non si tratta di un olio puro ma di un olio miscelato con un olio veicolante.
Analogamente, se versiamo alcune gocce di O.E. sulla carta, esso dopo un po’ evapora e la carta ritorna asciutta, eventualmente mostrando un alone colorato tipico di quell’olio: ma se l’olio non si asciuga e la carta rimane untuosa, non siamo in presenza di un buon O.E."

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